I simboli rappresentano dei modelli che evocano idee ben precise e condivise, perciò se all’improvviso ci sembra di “vedere” o siamo stimolati a “scrivere” un certo simbolo è perché in quel momento l’inconscio è ci comunica la necessità di elaborare un preciso un concetto universale.
Il simbolo, di per se stesso, è sempre stato lì, ma prima non ci facevamo caso.
Una esperienza simile si ha quando si cambia auto o telefono o abito: da quando utilizziamo il nuovo strumento, iniziamo a “vedere” sempre più persone che ce l’hanno anche loro. Non è che tutte l’abbiano comprato il nostro stesso giorno! Loro ce l’avevano già da prima, siamo noi che, non riconoscendoci, non ci prestavamo attenzione.
Se il “simbolo” che ci appare con maggiore intensità è legato ad una persona cara che è deceduta, prima di chiamare in causa misteriosi messaggi medianici, pratichiamo un percorso che ci aiuti ad elaborare il lutto.
Con responsabilità impariamo ad accettare il lutto, solo successivamente, se ancora il messaggio dovesse persistere, andremo ad indagare anche altri ambiti. Facendolo invece subito, la nostra interpretazione sarebbe senz’altro viziata dal bisogno di sedare il dolore.
Con la meditazione (che in tal caso diviene preghiera), troviamo quiete, centrandoci sul “qui e ora”, sulla realtà, dissolvendo le visioni illusorie e rafforzando i sani concetti di vita che sono la vera base strutturale della misteriosa unione tra spirito, mente e corpo: misogi.
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