Il 29 luglio 1917, per dare una svolta moderna e vincente al Regio Esercito Italiano, impegnato sul fronte della Prima Guerra Mondiale, fu creato un nuovo corpo speciale d’assalto il cui valore e preparazione militare fu tale da ispirare i futuri gruppi incursori delle altre nazioni belligeranti (tra cui i Marines statunitensi).
«I soldati di preferenza erano arruolati su base volontaria, ma col progredire del numero dei reparti iniziarono ad essere designati dai propri comandi tra i soldati più esperti e coraggiosi delle compagnie di linea, possibilmente scegliendoli tra i militari già decorati al valore (secondo la proporzione di un soldato ogni compagnia di fanteria, e di due per le compagnie di Alpini e Bersaglieri). Dopo un accertamento dell’idoneità militare come Arditi mediante prove di forza, destrezza e sangue freddo, venivano addestrati all’uso delle armi in dotazione, alle tattiche innovative di assalto, alla lotta corpo a corpo con o senza armi, il tutto supportato da una continua preparazione atletica. Contrariamente alla leggenda, diffusa dagli stessi Arditi, non erano ammessi nel corpo i pregiudicati, anche se chi era stato colpito da provvedimenti disciplinari o dalla giustizia militare (che è cosa ben diversa dalla giustizia civile) poteva fare domanda per entrare nel corpo in cambio di una riduzione della pena.
In particolare venivano impartite lezioni per il lancio delle bombe a mano, per il tiro col fucile, per l’utilizzo del lanciafiamme e della mitragliatrice, oltre alla scherma con il pugnale. L’addestramento era particolarmente intensivo e realistico, effettuato su “colline tipo” estremamente simili a quelle del fronte con l’uso di armi di preda bellica con munizioni vere, e furono diversi gli Arditi deceduti durante le esercitazioni o l’addestramento di base (soprattutto colpiti da schegge di bomba a mano, perché la loro procedura operativa prevedeva un lancio molto corto dell’ordigno, subito seguito da un assalto diretto. L’elevato addestramento, lo spirito di corpo e lo sprezzo del pericolo, ma anche i vantaggi di cui godevano, fecero degli Arditi il corpo più temuto dagli eserciti avversari, ma crearono anche un clima di diffidenza e di invidia da parte di ufficiali appartenenti ad altri reparti. Alcuni militari di truppa portavano nei loro riguardi stima e rispetto, per la capacità di risolvere sul campo di battaglia situazioni tatticamente impossibili per i reparti di linea, altri invidia e odio, perché gli Arditi erano ben armati ed addestrati, mentre loro no, godevano di licenze frequenti e buon rancio, mentre loro no, tra un assalto e l’altro erano inviati nelle retrovie, o addirittura in città, mentre loro rimanevano molto a lungo in linea senza essere rilevati nemmeno dopo lunghi combattimenti, e infine perché erano sottomessi ad una disciplina poco formale e meno rigida. Inoltre, spesso molti soldati trovavano fastidioso che queste truppe, molto meglio armate ed addestrate, conquistassero con “facilità”, o almeno con velocità, (prendendosene il merito) posizioni attorno alle quali avevano combattuto con scarsa fortuna per mesi, indebolendole con inutili e sanguinosi attacchi frontali; il merito della conquista andava quindi agli arditi, creando uno dualismo in seno all’esercito, tra reparti di linea e reparti offensivi”.» Tratto da Wikipedia-Arditi
Molti furono i motti degli “Arditi” che vennero poi mantenuti e consolidati in epoche successive, tra questi “me ne frego” è uno dei più famosi. La frase fu detta dal Capitano Zaninelli del XXVII Battaglione Arditi nel 1918, in risposta all’ordine del suo Comandante che gli ordinava di partire per una missione che si riteneva essere suicida: “Signor Comandante, io me ne frego, si ha quel che si ha da fare!” e partì per la località Casa Bianca, in una missione senza ritorno. La frase, successivamente, fu ripresa dal Vate (Gabriele d’Annunzio).
Da Wikipedia: «Me ne frego: L’espressione si diffonde durante la Prima Guerra Mondiale tra i membri del corpo degli arditi, che hanno l’abitudine di scriverla sulle bende impiegate per fasciare le ferite, come incitamento a proseguire nei combattimenti nonostante le difficoltà.» (Tratto da Antonello Capurso – Le frasi celebri nella storia d’Italia – Oscar Mondadori)
Storia, immagini, reparti antichi e moderni: Federazione Nazionale Arditi
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